Yoga

Lo Yoga è una pratica antica quanto l’uomo, strumento efficace per riscoprire le proprie radici, la propria essenza, per riconnettersi ai ritmi della natura e a tutto ciò che ci circonda. E’ un viaggio affascinante e suggestivo in grado di portare stabilità ed equilibrio nella mente, forza ed elasticità nel corpo, risvegliando il potere creativo presente in ogni essere. 

Lo Yoga è fonte inesauribile di nutrimento. Strumento che rende presenti e partecipi alla vita. E’ un insieme di tecniche fisiche e psichiche semplici e delicate quanto potenti e raffinate, è arte che si esprime attraverso il corpo, è il corpo che si libera dalle gabbie che lo costringono, è il faro che illumina il sentiero, la bussola che indica la direzione. 
Lo Yoga non è solo una pratica, ma un vero e proprio stile di vita, che entra nella quotidianità cambiando il proprio modo di agire, pensare e vedere le cose.

 
Shirshasana o Sirsasana Garuda

Asana

āsana è il termine sanscrito con il quale vengono designate tutta una serie di posizioni del corpo ed esercizi appartenenti all’antica tradizione Yoga.
Il loro scopo è quello di condurre il corpo e la mente del praticante ad uno stato di forza, presenza, elasticità ed equilibrio.
La pratica degli āsana porta stabilità alla mente, guida verso uno stato di profonda quiete, espande la consapevolezza, donando la capacità di percepire ed elaborare le emozioni, rinforza la struttura fisica alleviando i dolori e correggendo le sue deformità. Il corpo diventa un laboratorio di sperimentazione e trasformazione, in cui avvengono cambiamenti ad ogni livello: fisico, mentale ed emozionale.

Un pò di storia

āsana è un termine sanscrito neutro, declinato al maschile.
Inizialmente col termine āsana si indicava la posizione seduta assisa, finalizzata alla pratica della meditazione (dhyana)

Il termine si ottiene sostantivando il verbo "as", che significa sedersi, dimorare, essere presente, esistere, essere tranquillo, fare qualcosa in modo continuo, cessare di, celebrare; mediante l'aggiunta del suffisso "ana", che significa: sedersi nella posizione del devoto. Asana nell'India vedica era anche il seggio che si poneva sull’altare, su cui sedeva la divinità a cui era rivolto il rituale. Uno spazio sacro in cui accadeva qualcosa di straordinario.

Allo stesso modo il corpo attraverso l'āsana diventa un tempio, luogo in cui emerge il potenziale creativo presente in ogni essere umano. La posizione seduta, se mantenuta in una condizione di stabilità (sthira) e di agio (sukha), induce un'attitudine interiorizzante. La stabilità (sthira) di un corpo dipende dal centro di gravità e dall’inclinazione del bacino.
Una posizione è tanto più stabile quanto più il centro di gravità del corpo -situato all’incirca tre dita sotto l’ombelico- si avvicina alla terra. La seduta a terra porta il centro di gravità personale ad avvicinarsi ed allinearsi al centro di gravità terrestre. La comodità dipende dalla capacità del praticante di mantenere la posizione attivando la muscolatura senza sforzo o rigidità. 

La posizione seduta, porta stabilità e quiete alla mente. Evita le dispersioni e le distrazioni causate dagli oggetti sensoriali. Ci invita a dimorare nel momento presente, senza fretta e scopo, osservando con tranquillità il fluire della vita, i nostri pensieri, le nostre emozioni, per riconoscerne la natura e l’origine sviluppando sempre più consapevolezza e padronanza di sé attraverso il governo dei processi psichici.

Per diversi secoli, gli āsana sono presenti in testi come i Veda, la Bhagavadgita o gli Yoga Sutra, unicamente in funzione della meditazione. E’ nell'epoca medioevale, intorno al XV sec, che si iniziano a veder comparire nei trattati altre posizioni, aventi lo scopo di rimuovere nei praticanti gli impedimenti fisici e le malattie più comuni che ostacolano l'assunzione della posizione seduta mantenuta per lungo tempo e senza sforzo. Si notò che la pratica di tali āsana aveva un effetto benefico ed ognuno di essi agiva in modo specifico su diverse parti del corpo. I testi meno antichi, oltre alla spiegazione della tecnica, iniziano anche a riportare la descrizione degli effetti curativi delle posizioni. L’Hatha Yoga Pradipika è uno dei primi testi in cui si espongono nel dettaglio le varie tecniche dello yoga. Letteralmente significa “La lanterna dello yoga”, ovvero, come è spiegato nel verso III “ una guida per muoversi nell’oscurità delle innumerevoli opinioni”. La parola Hatha è composta da Ha (Sole) Tha (Luna) e insieme rappresentano anche lo sforzo che ogni praticante deve compiere per perseguire o mantenere l’unità e l’integrazione degli opposti. Nel corso dei secoli la pratica degli āsana è andata gradualmente e, in alcuni casi, profondamente modificandosi, sia in relazione alle tradizioni che al lignaggio d'appartenenza, ma anche in relazione alle esigenze socio-culturali del territorio in cui si sono diffuse.

Nel corso dei secoli la pratica degli āsana è andata gradualmente e, in alcuni casi, profondamente modificandosi, sia in relazione alle tradizioni che al lignaggio d'appartenenza, ma anche in funzione delle esigenze socio-culturali del territorio in cui si sono diffuse.
Oggi esistono infatti diversi stili di yoga e gli āsana vengono praticati anche in sequenze dinamiche, ma l’origine di tutti gli Yoga che pongono l’accento sulla pratica fisica è lo Hatha Yoga.

 
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Dhyana: meditazione

La meditazione non è una pratica religiosa e non presuppone nessun atto di fede, piuttosto può esser considerata una tecnica psichica il cui fine è quello di comprendere i meccanismi della mente. E’una pratica  in grado di favorire la trasformazione di emozioni e pensieri negativi che alterano la corretta visione delle cose, ostacolando la realizzazione di una vita piena, sana ed appagante.
Potremmo definirla un addestramento alla sensibilità, al risveglio della consapevolezza e delle facoltà psichiche capace di portare cambiamenti significativi a tutti i livelli dell’esistenza.

La meditazione è uno dei sistemi più raffinati ed efficaci per sviluppare il potere mentale, porta d’ingresso per raggiungere stati di coscienza lucidi e brillanti. 

Attraverso l’osservazione attenta e distaccata delle cose, scevra da giudizio e  processi di categorizzazione logico-razionali, porta a riflettere il mondo interiore attivando la chiara visione e la retta comprensione di sé e degli accadimenti.

Data la sua semplicità ed efficacia la pratica meditativaè stata largamente riconosciuta anche in ambito scientifico, soprattutto nell’ambiente della psicologia e viene portata come metodo di sviluppo di facoltà psichiche e per la risoluzione dei conflitti.

Sutra del Buddha: i quattro fondamenti della consapevolezza

 Un tempo il Buddha si trovò nel paese dei Kuru, là si rivolse ai discepoli in questo modo:

Oh monaci, quella che vi indicherò ora è l’unica via per la purificazione degli esseri, per superare pena e l’afflizione, per eliminare dolore e sofferenza, per raggiungere il giusto sentiero, per  la realizzazione dei Quattro Fondamenti alla Consapevolezza…
Qui, oh monaci, per realizzare i Quattro Fondamenti alla Consapevolezza dedicatevi alla contemplazione del corpo nel corpo, con ardore, comprendendo chiaramente e con presenza mentale, avendo superato cupidigia e sofferenza; dedicatevi alla contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni, con ardore, comprendendo chiaramente e con presenza mentale, avendo superato cupidigia e sofferenza; dedicatevi alla contemplazione della coscienza nella coscienza, con ardore, comprendendo chiaramente e con presenza mentale, avendo superato cupidigia e sofferenza; dedicatevi alla contemplazione della mente nella mente, con ardore, comprendendo chiaramente e con presenza mentale, avendo superato cupidigia e sofferenza.

Buddha, Satipatthana-sutta